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falci

  Teatro
    del
  Montevaso

"Le fiabe sono vere.   
Sono il catalogo dei destini   
che possono darsi  
ad un uono ed   
una donna."
  
Italo Calvino   

  Storia dell'associazione TEATRO DEL MONTEVASO


Dal "Teatro Agricolo O del Montevaso" al "TEATRO DEL MONTEVASO "

Nel 1993 nasce il TAO, il Teatro Agricolo O del Montevaso, che già dal nome evidenzia esplicitamente la volontà di una ricerca di unione tra il percorso interiore di avvicinamento alla serenità, alla dimensione più agreste, naturale dell'esistenza, soprattutto dal punto di vista della temporalità.


Francesca Pompeo intrerpreta Magdala Stria

E' proprio per questa attenzione alla semplice armonia tra l'aspetto interiore e quelli che sono gli ambienti più consoni alla completa espressione del nostro essere, che lo studio del TAO si sviluppa attorno alla Commedia dell'Arte e alla maschera, visti come momenti topici in cui il nostro vivere quotidiano si eclissa e lascia spazio alle nostre istanze più profonde.

Cambiare il nostro viso, per permettere al vero volto di uscire allo scoperto. Francesca Pompeo, Giorgio Monteleone e Giovanni Trabaldo, i tre fondatori del TAO, nel 1994 escono allo scoperto e producono nel giro di 5 anni molti spettacoli.


Giovanni Trabaldo e Ascanio Celestini

Il Teatro del Montevaso

Nel 1998 il Teatro Agricolo O del Montevaso cambia organico, e al posto di Giorgio Monteleone e Giovanni Trabaldo, arrivano Ascanio Celestini e Gaetano Ventriglia. Viene cambiato anche il nome in Teatro del Montevaso.

Lavora attualmente sulle possibilità della scrittura orale, sulla scoperta dei linguaggi e delle forme della cultura popolare, attraverso un lavoro su forme poetiche essenziali e la ricerca da parte degli attori della propria umanità spoglia e viva. Ecco allora l'interesse per la cultura contadina intesa non in senso nostalgico-folcloristico, ma come patrimonio di ritualità e mistero, la cui sostanziale inafferabilità permette lo scarto tra radici e sperimentazione. Potremmo dire che il rito è una tecnica protettiva e mediatrice di valori per uscire da quella che Ernesto De Martino chiama crisi della presenza. Nel momento in cui il singolo individuo sente uno scollamento tra se e la realtà, il rito con i suoi tempi gli fornisce gli strumenti per tornare in rapporto con la collettività, gli permette di reagire, di rischiudere le possibilità dell'azione, di superare la crisi e quindi reintegrarsi nel ciclo dell'esistenza.

Necessarietà del rito, dunque. Nella cultura contadina rito e funzione sono indissubilmente legati. E questo vale per il canto: il canto non è un lusso, ma è legato alla vita, ai cicli, al lavoro, all'amore, al rimpianto: e della vita conserva i ritmi. Si pensi ai canti del lavoro dove il ritmo è quello della funzione del corpo. Il tempo del rito è profondamente legato alle condizioni di vita della collettività che ad esso partecipa e tuttavia è un tempo diverso, un'altra visione del mondo. Questa nuova visione è forte di due elementi fondamentali: oralità e rovesciamento.


Francesca Pompeo in "Giullarata"

Nel mondo popolare non esisteva la parola scritta, perciò la parola detta aveva una forza straordinaria. Con la parola si crea il mondo, si dà vita alle cose e agli uomini, starppandoli dall'indistinto. Con la parola si dà vita e morte. La parola "dice" e nel dire, benedice o maledice. Ma questa parola è orale e perciò nesce e muore nel momento in cui viene detta. Ma se nelle culture orali raccontare il mondo può equivalere a creare il mondo, questa creazione non indaga nella critica sociale, non dà coscienza di classe. La parola orale prende il mondo così com'è e lo rovescia. L'uomo diventa donna, i morti tornano a vivere, i poveri regnano ed i ricchi mendicano. Ed ecco allora che il rovesciamento è sovversivo, e proprio perchè tale dura il tempo di una danza, di un canto, di una festa. Quando la festa finisce si ristabilisce l'ordine, ma nell'equilibrio che torna la collettività sa che in luoghi e tempi rituali può contare sull'immagine di un altro mondo possibile: non un mondo rivoluzionato che ha luogo nel futuro dell'umanità o un non-luogo (u-topico) che si trova in un'altra dimensione, ma un mondo alla rovescia. Il nostro lavoro teatrale parte dalla consapevolezza che questo patrimonio culturale ha una forza ed un immaginario che non devono andare perduti. E tale immaginario ci stimola ad esplorare nuove possibilità del linguaggio orale, per proporre e comunicare agli spettatori (necessari nel teatro quanto inconcepibili nel rito) possibili altre immagini del mondo, nuove vie e alternative che dal mondo alla rovescia partono per agire completamente nel reale.

Nel 2001 Enrico Pompeo entra a far parte del TdM .

Il TdM focalizza attualmente la sua attività su tre filoni principali:

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Links :
Canale video Youtube del Teatro del Montevaso
Tapa Sudana
Geometria delle nuvole - Teatro Arte Educazione
Teatro Arte Montevaso - tutte le foto (FB)

Foto :

La maggior parte delle foto (tutte quelle belle) è di Mattia Bonucci.

La foto delle falci è di Emilio Grollero.

Le altre foto sono di Anna Coroni, Tapa Sudana, Cristina Maruccia, Francesca Pompeo e di altri passanti che le hanno lasciate.


 

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